mercoledì 18 aprile 2007

A che serve spendere denaro in conoscenza?

Proprio su queste pagine, un mese fa, Arthur C. Clarke ricordava quanto sia importante sostenere e aiutare l'immaginazione umana affinché il nostro mondo possa esplorare nuovi sentieri della conoscenza. La Nasa sembra aver recepito in pieno questo messaggio, tanto da aver deciso ora di chiudere per sempre il suo centro più avveniristico e immaginifico, il National lnstitute for Advanced Concepts. Per capirci, si tratta di un luogo dove si propongono e sperimentano «le idee più creative e rivoluzionarie per le future missioni spaziali» (parole della stessa Nasa). Per esempio, l'ascensore spaziale, che tra l'altro ha lo stesso Clarke tra i suoi ideatori, sistemi di propulsione futuristici ad antimateria o a campi magnetici, robot per esplorare altri pianeti. Il motivo della chiusura? Ristrettezze di bilancio. Insomma, quando bisogna tagliare qualcosa, la prima a cadere sotto l'accetta dei burocrati è la creatività, la scienza intesa come conoscenza. Spesso nelle interviste mi chiedono: «A cosa serve esplorare Saturno o mandare robot su Marte?». Immancabilmente rispondo: «A che cosa servono la Divina Commedia, la Nona di Beethoven, Monna Lisa e Snoopy?». Non voglio neppure ricordare che, secondo statistiche ormai consolidate, ogni dollaro o euro speso per lo spazio ne genera cinque di tecnologie utili sulla Terra. Poi chiedono ancora: «Perché sprecare tanto denaro nelle imprese spaziali quando metà della popolazione del mondo muore di fame?». Giustissimo. Il problema, però, è che con la chiusura del centro della Nasa e con simili provvedimenti che stanno mortificando la scienza un po' ovunque non un euro andrà ai bambini affamati. Sulla Terra si continuerà a morire di fame e anche i nostri sogni, cioè il nostro futuro, non se la passeranno più tanto bene.

Editoriale di "Newton", aprile 2007

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