lunedì 26 marzo 2007

Il dottorato ha gli occhi a mandorla

da “Le scienze” di febbraio 2007

Nei paesi dell'Estremo Oriente il numero dei dottorati in scienze e ingegneria cresce in modo esponenziale, di pari passo con il calo registrato nei paesi occidentali.

C'è un legame stretto tra l'istruzione universitaria in discipline scientifiche e ingegneristiche e la capacità di un paese di mantenere un livello soddisfacente di innovazione tecnologica e di sviluppo economico. Non stupisce quindi come il leader mondiale per innovazione tecnologica e scientifica, gli Stati Uniti, tenga sotto controllo con rapporti periodici della National Science Foundation lo stato dell'istruzione universitaria scientifica e ingegneristica in casa propria e nel mondo.

Il numero di dottorati in scienze e ingegneria rilasciati ogni anno negli Stati Uniti è aumentato dalla metà degli anni ottanta alla metà degli anni novanta, per poi diminuire fino al 2002. Dal 2003 si è registrata una ripresa, dovuta principalmente a studenti stranieri senza visto permanente di soggiorno che vanno negli Stati Uniti per conseguire il PhD, e nel 2003 il 32 per cento di tutti i dottorati scientifici o ingegneristici è stato rilasciato a studenti stranieri con permesso di soggiorno temporaneo.

Considerando solo ingegneria, la percentuale è del 55 per cento, per la matematica del 43. Dal 1983 al 2003 il 50 per cento degli studenti stranieri di dottorato in scienze e ingegneria negli Stati Uniti era asiatico. Ma se nei decenni precedenti moltissimi studenti asiatici andavano in America per studiare e una frazione consistente vi rimaneva contribuendo all'economia della conoscenza, oggi sempre più studenti asiatici restano nei loro paesi d'origine, oppure vanno all'estero ma fanno ritorno dopo aver conseguito il titolo.

Nel 2004 gli Stati Uniti hanno accolto il 40 per cento degli studenti che andavano a studiare all'estero. La percentuale è diminuita negli ultimi anni perché è aumentata la capacità di attrarre studenti di altri paesi: nel 2004 la Gran Bretagna ha accolto il 18 per cento degli studenti emigranti, la Germania il 15 e la Francia il 12. L'Italia ha percentuali trascurabili, dovute anche al fatto che per essere ammessi al dottorato da noi si deve superare un concorso pubblico per un numero limitato di borse di studio e con stipendi molto bassi.

Dalla fine degli anni novanta si è registrato un calo generalizzato dei dottorati in scienze e ingegneria nei paesi occidentali, mentre in Asia sono in continua crescita. Nella sola Cina, il numero degli studenti in scienze e ingegneria è passato da 1,8 milioni nel 1995 a 5,8 milioni nel 2003.

Il numero di dottorati all'anno in scienze e ingegneria conseguiti da cittadini di Cina, Corea del Sud, Giappone e Taiwan, sia nei loro paesi sia all'estero, è molto più elevato rispetto a quello di dottorati di cittadini statunitensi (grafico). Se si considerano chimica, fisica e ingegneria, i dati sono ancora più preoccupanti. Se il trend attuale continuerà, entro la metà del prossimo decennio più del 90 per cento dei chimici, fisici e ingegneri nel mondo sarà asiatico e lavorerà in Asia.

E l'Italia? I dati del Ministero della Ricerca indicano che nel periodo 1989-2000 le iscrizioni in matematica sono calate del 43 per cento, in fisica del 55 e in chimica del 63. Nel 2005 si sono immatricolati 1828 studenti in scienze e tecnologie fisiche, 1790 in scienze e tecnologie chimiche e 1702 in scienze matematiche. Sempre nel 2005 si sono immatricolati 15.286 studenti in scienze della comunicazione e 10.330 in scienze e tecniche psicologiche. Come potremo competere con l'Estremo Oriente?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ottimo articolo!
E visto che nessuno ha postato commenti io aggiungerei..significa che molti di quelli che l'hanno letto, se universitari, sono iscritti proprio a quelle ultime facoltà discusse nell'articolo..povera Italia!
quante parole sulla bocca di tutti..
ma neanche un numero..anzi si..quelli sbagliati!